E’ stato pubblicato il mio secondo libro, Non dobbiamo perderci d’animo, Edizioni Montag. Si tratta di una raccolta di dieci racconti sull’Italia di ieri e su quella di oggi. Il testo prosegue l’avventura letteraria iniziata con Candidato al Consiglio d’istituto, anche se questa volta è stato fatto ricorso alla struttura del racconto. Il motivo conduttore è la speranza, che tiene uniti gli scritti. La speranza non deve mai mancare, neppure nei momenti più difficili, anche se tutto sembra irrimediabilmente perduto. Certo, il concetto è facile a dirsi, poi quando ti capita l’incidente, o forse sarebbe il caso di parlare di accidente, si rimane abbandonati, sconvolti, distrutti. Tanto per stare in argomento, posso dire che qualcosa del genere mi è capitata recentemente. Il 21 marzo scorso, mentre stavo accingendomi alla preparazione della presentazione del libro Candidato al Consiglio d’istituto a Castelfidardo, che è avvenuta regolarmente l’11 aprile, ho trovato mia madre in fin di vita. E’ seguito un ricovero di dieci giorni, e se c’è un paziente che sta in un ospedale italiano per così tanto tempo, è segno che è veramente in fin di vita. Non voglio parlare della parentesi ospedaliera, benché ci sarebbero tante cose da dire, ma è certo che ritrovarsi in una situazione di difficoltà, è davvero molto più semplice e naturale di quanto potrebbe sembrare. In quei giorni ho dormito davvero molto poco, ma a Castelfidardo ho cercato di onorare la presentazione nel migliore dei modi. Ho anche conosciuto l’Assessore alla Cultura, il dottor Moreno Giannattasio, davvero molto preparato, che ha dimostrato di aver letto e approfondito il testo. Poi il 24 aprile mi sono ritrovato a Civitavecchia, vicino Roma, per un’altra presentazione di Candidato al Consiglio d’istituto: ma di questa parleremo in seguito.
Sono contento che il testo sia stato pubblicato prima dell’apertura del Salone Internazionale del libro di Torino.
A risentirci
Massimo Cortese
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