giovedì 18 dicembre 2014

Intervista di Massimo Cortese in Radio



BREVE SCHEDA DI MASSIMO CORTESE
Massimo Cortese è nato ad Ancona nel 1961, dove vive e risiede. 
Sposato, una figlia di 15 anni, lavora come Funzionario dell’Amministrazione Provinciale di Ancona, dove si occupa dell’aspetto amministrativo dei provvedimenti relativi alle strade provinciali. 
In questa sua veste, ha scritto “L’ultimo Natale delle Province”, dove descrive la giornata del 5 novembre 2013 vissuta a Roma al teatro Quirino. 
Quel giorno, infatti, l’Unione delle Province Italiane (UPI) ha indetto una propria Assemblea, alla quale furono invitati tutti i dipendenti provinciali: il libro è il diario di una giornata, molto simile a “La giornata di uno scrutatore” che Italo Calvino scrisse nel 1963, per parlare dell’elezione al Cottolengo di Torino. 
Si tratta della cronaca di una giornata, nella quale il protagonista spera, riflette, fantastica, perché si rende conto che quello che gli sta capitando è un qualcosa che riguarda non solo lui, non solo i dipendenti provinciali, ma l’intero Paese. 
Quella giornata si rivelerà inutile, e lui ha sentore di questo disagio nelle ultime righe dello scritto, quando uno specchio magico gli augurerà Buon Natale. 
Il finale è fantastico, mentre la realtà attuale dei dipendenti provinciali è assolutamente tragica. 
Sui giornali si leggono notizie sui licenziamenti, sugli esuberi, ormai il destino delle persone che lavorano nelle Amministrazioni Provinciali è basato sulla confusione e sull’incertezza sul proprio futuro. 
Non si sa se nei prossimi mesi verremo pagati, molti dipendenti se ne sono andati a lavorare presso altri Enti, con un esodo tipico delle tragedie, come per i profughi della Venezia Giulia degli Anni Quaranta. 
Siamo lasciati allo sbando, praticamente da tutti coloro che avrebbero dovuto risolvere gli interrogativi che il procedimento di abolizione delle Province ha creato. 
Intendo riferirmi alla Politica, che ha visto nell’abolizione delle Province la panacea di tutti i problemi, e ai Sindacati, che ora stanno dicendo sui giornali che potrebbero esserci i licenziamenti, dopo un periodo di mobilità per due anni. 
Io credo, in questa situazione, che le persone più fragili di noi potrebbero non farcela a reggere il dramma, spero di sbagliarmi. 
Quella del dipendente provinciale è una tragedia, ma dal Governo, dalle Regioni e dal Parlamento non vi  una sola voce rassicurante, che possa scongiurare il timore certo di perdere il proprio posto di lavoro, e con esso una dignità conquistata con il lavoro di tutti questi anni, nostro e di coloro che ci hanno preceduto.

Domanda: In buona sostanza, che cosa è accaduto, ce lo può spiegare in sintesi?

Risposta: Con il Decreto Salva Italia del Governo Monti, le Province dovevano essere ridotte di numero. 
Nella nostra Regione sarebbero rimaste le Province di Ancona, Pesaro, e quella di Ascoli Piceno e Fermo, che sarebbe diventata la più grande delle Marche. 
La provincia di Macerata sarebbe scomparsa, ma non se ne è fatto più niente. 
Con a legge approvata nel mese di aprile 2014 le Province sono divenute degli enti di secondo livello, non più votati da elezioni popolari, ma da parte dei sindaci e consiglieri comunali del territorio provinciale. 
Con la nuova legge scompare la Giunta, l’Organo di Governo, mentre rimangono Presidente e Consiglio Provinciale, eletto appunto da sindaci e consiglieri comunali.

Domanda: Si aspettava di vivere una situazione del genere?

Risposta: Assolutamente no, pensavo che almeno la Corte Costituzionale avrebbe impedito lo scempio, ma non è accaduto nulla. 
Siamo in un vicolo cieco, la Politica ha scherzato con il fuoco, facendo credere che tutti i mali fossero causati dalle Province.

Domanda: Secondo lei, perché è successo tutto questo?

Risposta: Lo dico nel libro. 
Si è trattato di un vero e proprio caso di bullismo politico.

Domanda: Si spieghi meglio, che cosa intende per bullismo politico?

Risposta: Vede, neo parliamo spesso del bullismo scolastico, che io ho affrontato nel primo libro “Candidato al Consiglio d’Istituto”, dove esamino il fenomeno dal punto di vista della vittima o zimbello. 
Il bullo è un individuo che getta discredito su un altro individuo per avere un vantaggio personale, magari per fare colpo sulle ragazze, o semplicemente perché quell’accanimento lo fa sentire importante
Allo stesso modo la Politica ha colpito le Province in quanto enti piccoli, e quindi facili da colpire. 

Tutto è avvenuto per far credere all’opinione pubblica che in questo modo si sarebbero tagliati i costi della Politica, ma questo non è vero, e gli scandali sullo sperpero di denaro pubblico permane.

Domanda: Secondo lei, ce cosa andrebbe fatto?

Per prima cosa si dovrebbe eliminare ogni confusione sull’incertezza del futuro, e definire chiaramente quali sono le competenze delle Province. 

sussegue una breve lettura di una parte di capitolo de "L'ultimo natale delle Province"
e un accenno agli altri tre libri scritti.

Il primo scritto, “Candidato al Consiglio d’Istituto” si occupa di educazione e di bullismo scolastico. 
Il secondo libro “Non dobbiamo perderci d’animo” è una raccolta di racconti sugli ultimi 150 anni di vita italiana, ad eccezione del racconto “Cimabue e Giotto” che ricostruisce lo storico incontro tra i due Maestri, che favorisce l’affermarsi dell’arte pittorica italiana. 
Il terzo libro “Un’opera dalle molte pretese” il protagonista è alle prese con una vicenda legata ad un fatto di mala giustizia, e si occupa anche di Politica.

Domanda: Scriverà ancora?

Risposta: Dico sempre di fermarmi, ma una volta aver iniziato a scrivere e pubblicare, è difficile smettere: si vedrà.

SULLA BATTUTA DI BENIGNI SUL COMANDAMENTO NON RUBARE RISPONDO CON UNA BARZELLETTA

Carissimi Amici, ho apprezzato quello che ha detto Benigni sui dieci comandamenti. 
Tutto si può perdonare al simpaticissimo Toscano, anche la battuta, amara senz’altro, sul fatto che Dio ha scritto il comandamento NON RUBARE pensando a noi italiani.
La battuta è pericolosa, recentemente vi sono stati dei giornali stranieri che hanno detto qualcosa di molto analogo.

Rispondo allora con una simpatica barzelletta.

Subito dopo aver creato il Mondo, Dio si rende conto che ha fatto un Paese particolarmente dotato, con bellezze naturali, luoghi d’arte, ci ha messo pure il Vaticano, insomma non mancava proprio niente. 
Poi deve aver pensato: Qualcuno potrebbe arrabbiarsi. 
Allora, per controbilanciare il tutto, ha creato la Classe Politica italiana.

Vi piace ?

A risentirci

Massimo Cortese

giovedì 27 novembre 2014

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “L’ULTIMO NATALE DELLE PROVINCE”- IL SEGRETO DELLA MARCHIGIANITÀ



Domenica 14 dicembre 2014, alle ore 9.40, ad Ancona, presso il Circolo Culturale Ippoliti del Pinocchio, verrà presentato il quarto libro di Massimo Cortese “L’Ultimo Natale delle Province”. 
Oltre all’autore, che sarà ovviamente presente, parteciperanno alla presentazione il Direttore di Presenza dr. Marino Cesaroni e il Presidente del Circolo Avv. Arnaldo Ippoliti.
A pagina 12 di Presenza del 16 novembre, il Direttore Cesaroni ha recensito il libro: è opportuno presentarne alcuni stralci. 
“Un aspetto che colpisce leggendo i libri di Massimo Cortese è la dovizia di particolari e lo sguardo ottimista. 
A volte mi fa pensare a quelle lettere che i nostri nonni scrivevano ai loro fratelli emigrati in Argentina.
Non ce n’era una che andava bene, eppure i nostri nonni avevano la speranza nel cuore e vivevano i loro giorni non affannandosi a pensare al futuro. 
Cercavano di vivere bene ogni giorno e di impegnarsi a mettere un mattone sopra l’altro, per costruire una società più giusta e partecipata. 
E quel modo va raccontato: Massimo lo racconta dando ad ogni mattone il valore che merita”. 
A questo punto Cesaroni,  entrando nello specifico, analizza i racconti, per concludere la presenza nel libro del concetto di “ Marchigianità, che è la caratteristica di tutte le donne e di tutti gli uomini marchigiani che hanno fatto dell’onestà, dell’amicizia, della fedeltà agli ideali forti una ragione di vita. La marchigianità è quel sistema di vincoli reciproci, di regole non scritte che rafforzano la stima per creare imprese ed associazioni senza clamore, ma con la discrezione di chi sa di lavorare per qualcosa di più del quotidiano tran tran.”    

In breve, io credo che il concetto di marchigianità ci deve riportare  all’altro, che si è perduto in parte in questi ultimi anni, di  Bene Comune: avremo occasione di parlarne alla presentazione, in quanto è previsto il dibattito sul tema affrontato nel libro “Ha ancora senso parlare di Politica e di Rispetto per le Istituzioni?”

Massimo Cortese

lunedì 24 novembre 2014

45° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA - AVEVO OTTO ANNI



è domenica 14 dicembre 1969. 
Con mio padre assisto, come tutte le domeniche in cui l’Anconitana gioca in casa, alla partita con la Pistoiese, che va subito in vantaggio. 
Improvvisamente, mentre vi è la rimessa per fallo laterale da parte di un giocatore della squadra avversaria, il fischio dell’arbitro paralizza la partita, che viene interrotta. 
Il giocatore resta con il pallone tra le mani attorno la nuca, e tutti gli spettatori si sono alzati. 
Regna il silenzio assoluto. 
Non riesco a comprendere la ragione dell’improvvisa interruzione della partita, e tutte quelle persone che se ne stanno in piedi mi sembrano tanti burattini inanimati. 
Nessuno mi ha detto niente, la sorpresa è tanta, mi verrebbe da ridere ma non rido, non capisco bene che cosa sia successo, ma deve essere accaduto qualcosa di molto strano. 
Quando un nuovo fischio dell’arbitro fa riprendere la partita, e tutto tornerà come prima, chiedo a mio padre la ragione di quello strano spettacolo: allo stadio era stato rispettato un Minuto di raccoglimento per la Strage di piazza Fontana a Milano.   
In tutti questi anni molto è cambiato, anche la sensibilità collettiva è cambiata, abbiamo avuto gli anni di piombo, l’11 settembre, la globalizzazione, questa crisi economica perenne, e chissà quante ne vedremo ancora. 
Non credo che tutti quelli che si alzarono in piedi fossero particolarmente informati su quanto era accaduto a Milano, ma nell’aria si respirava un’aria sensibile alla solidarietà, che oggi è scomparsa.
Paradossalmente, il primo atto di questa scomparsa è da ricondurre proprio a quel fatto tragico.

O forse sbaglio?

A risentirci

Massimo Cortese

Recensione della presentazione del libro su PRESENZA.


lunedì 10 novembre 2014

VERSO LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “L’ULTIMO NATALE DELLE PROVINCE”



Ad oltre tre mesi dall’uscita del mio quarto libro, i tempi sono maturi per una seconda presentazione. 
Il libro è stato presentato il pomeriggio del 31 luglio, nel pieno dell’estate, e fu essenzialmente un momento preparato per i colleghi. 
Nel frattempo il libro è stato letto, è stato coniato il book trailer, ed ha ricevuto la prima recensione da parte del Blog Letterario “La stamberga dei lettori”. 
Peraltro, la recensione è decisamente interessante, in quanto pone il problema del rapporto fra il cittadino e le Istituzioni. 
Per questa ragione, prima di Natale il libro sarà nuovamente presentato, presso un Circolo Culturale locale. 
Si sta approfondendo la collaborazione con il quindicinale diocesano “Presenza”, all’interno del quale prossimamente verranno pubblicati alcuni miei articoli e racconti. 
Si sta avvicinando il Natale, e come è tradizione provvederò ad inviare il libro con i miei auguri a qualche personalità delle Istituzioni. 
Insomma, non sto con le mani in mano. 
Ho partecipato ad alcuni Premi Letterari, anche se non bisogna dare troppo affidamento a queste iniziative. 
A risentirci 
Massimo Cortese

lunedì 20 ottobre 2014

Interessante recensione de “L’ultimo Natale delle Province”

Sono contento che è stata fatta un’interessante recensione del mio quarto libro “L’ultimo Natale delle Province”.

Per vederla, è possibile consultare:

http://www.lastambergadeilettori.com/2014/10/lultimo-natale-delle-province-massimo.html

Nel ringraziare per la recensione, mi son permesso di inviare una mia nota chiarificatrice su alcune questioni che mi stanno a cuore, prima fra tutte il rapporto dei cittadini con le Istituzioni, facendo riferimento al senso dello stato.
Io credo che su questi argomenti sia doveroso aprire un dibattito, in quanto se ne parla troppo poco, spesso poi non se ne parla affatto.
Invece dovremmo parlarne, specialmente nell’attuale momento storico in cui le Istituzioni non godono di grande favore nel nostro Paese.
Si rende necessaria la conoscenza della Nostra Storia, e mi dispiace dover constatare che vi è una forte ignoranza sulla conoscenza del nostro Passato.
Ho sempre sostenuto che una Comunità che conosce scarsamente la propria storia, è debole per sua natura.
Una grande importanza viene rivestita dalle Famiglie e dalla Scuola.

A risentirci

Massimo Cortese

domenica 14 settembre 2014

PERCHÉ L’ULTIMO NATALE DELLE PROVINCE ?



Questa mattina stavo accingendomi a prendere l’autobus, quand’ecco che un tale,  dall’altra parte della strada, mi rivolge la seguente domanda gridata: “Perché l’ultimo Natale delle province? “. Ad ogni domanda, almeno così mi hanno insegnato, ci vuole una risposta. Immediatamente, mi sono fermato, ho interrotto la camminata da podista, rimanendo soddisfatto dal fatto che il tale sapeva che io ho scritto il libro. “Come l’avrà saputo ?”Che io sappia, il tale non ha il telefonino e non ha neppure dimestichezza con il computer, con Internet intendo dire, ma in qualche modo l’ha saputo. Rischiavo di perdere l’autobus, allora gli ho detto dopo alcune titubanze “Te lo dico la prossima volta, adesso ho fretta”.
Gli attimi passati sono stati determinanti, nel senso che alla fine ho perduto l’autobus. In fondo, a pensarci bene, non sono assolutamente dispiaciuto per quella perdita. Non che la domanda del tale abbia significato chissà quale popolarità, sia ben chiaro, ma quel quesito fatto a bruciapelo mi ha fatto pensare che forse ci sono persone incuriosite da quel titolo bizzarro. Rispondo allora che è sufficiente leggere il libro per comprendere la ragione del titolo, e se ve la svelassi toglierei il gusto di sfogliare le pagine. Poi, strada facendo, può darsi che sussistano  varie motivazioni, e quindi non solo una, a giustificare il titolo.
A risentirci
Massimo Cortese

lunedì 25 agosto 2014

BOOK TRAILER DEL LIBRO “L’ULTIMO NATALE DELLE PROVINCE”



Cari Amici, accanto al libro “L’ultimo Natale delle Province”, è ora sulla rete il book trailer, in modo di far comprendere le motivazioni che mi hanno spinto a scriverlo.
La funzione del book trailer è appunto quella di sintetizzare il messaggio dell’Autore. Alcune persone mi hanno detto che il video è molto bello: vale allora la pena di guardarlo.
Pertanto invito alla sua visione collegandosi con


Se vi colpisce, vi prego di diffonderlo.
Grazie
A risentirci

Massimo Cortese

martedì 5 agosto 2014

“L’ULTIMO NATALE DELLE PROVINCE”



Ancona 31 luglio 2014 Ore 17.30. Sala Consiliare della Seconda Circoscrizione di via Scrima 19.
DISCORSO DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO “L’ULTIMO NATALE DELLE PROVINCE”.

Grazie per la vostra partecipazione, Grazie per la vostra presenza, grazie per la vostra passione.
Finalmente siamo arrivati alla presentazione del mio libro “ L’ultimo Natale delle Province”. Vi svelo subito un segreto. Quando, nel mese di febbraio, ho avuto la certezza che il mio libro sarebbe stato pubblicato, avevo un desiderio, che era quello di non essere l’unico ad aver scritto un libro sulle Province.
Sono stato esaudito.
Infatti, dal 29 maggio il mio libro è stato preceduto dalla pubblicazione di un altro testo, anche se il titolo scelto dalla giornalista Silvia Paterlini, proveniente dall’Ufficio Stampa della Provincia di Milano, “ Goodbye Province” appunto, è per molti versi simile. Vi assicuro che non ci siamo messi d’accordo, ma è chiaro che l’atmosfera condivisa è la medesima, mesta. Per questa ragione, intendo iniziare questa mia presentazione dell’Ultimo Natale delle Province,  comunicandovi la recensione che ho fatto di Goodbye Province, che ho sempre appoggiato, ancor prima che venisse pubblicato, il 29 maggio 2014 appunto, il giorno prima del mio compleanno.
Se qualcuno volesse prendere appunti, dico subito che la mia recensione è stata pubblicata, sebbene in forma ridotta, in quanto era troppo lunga, da Feltrinelli online. Sono stato io ad operare la riduzione. Ecco la recensione:
Il libro  è stato scritto dalla giornalista Silvia Paterlini, proveniente dall’Ufficio Stampa della Provincia di Milano. Il testo si compone di due parti: la prima affronta in cento quesiti i punti più controversi che hanno dato vita alla delegittimazione delle Province, mentre la seconda è costituita da sei interviste.
Lo stesso sottotitolo del testo, “Miti e retorica dell’abolizione in 100 luoghi comuni”,  chiarisce come finalità del testo sia la difesa delle Province. Si pone quindi il primo problema: ma era necessario scrivere un libro in difesa delle Amministrazioni Provinciali? A mio avviso, la risposta è positiva per due ragioni fondamentali: 1) nel dibattito, le Province non hanno avuto una copertura mediatica eguale a quella di coloro ne hanno promosso l’abolizione, anzi sono state spesso ignorate e derise; 2) l’abolizione delle elezioni provinciali dirette da parte del Corpo elettorale, avvenuta in modo differenziato, ha creato un evidente problema di mancato rispetto del principio di uguaglianza fra i cittadini. Ancora oggi, vi sono Province dotate di Consigli e Giunte, mentre nella maggior parte delle Amministrazioni Provinciali vi è un Commissario non retribuito, come se fossero figli di un dio minore. Non è la prima volta che nel nostro Ordinamento Giuridico i Componenti delle Amministrazioni locali non vengano scelti dal Corpo elettorale mediante libere elezioni, ma quando ciò è avvenuto nel 1926, vigeva lo Statuto Albertino, che era una Carta flessibile, mentre oggi è vigente la Costituzione repubblicana, caratterizzata dalla rigidità.
Ad ogni quesito viene garantito un certo contraddittorio, nel senso che vengono elencati, sia pure sommariamente – e non poteva essere diversamente, dato l’intento divulgativo del libro – i punti di vista dell’una e dell’altra parte.
Il messaggio di “Goodbye Province” è subito sintetizzato nell’Introduzione: “ Questo libro è una sfida, una provocazione a un Paese che non vuole approfondire e si alimenta di falsi miti e mezze verità”. Ed ancora: “Le pagine che seguono riassumono quattro anni di lavoro per il Consiglio della Provincia di Milano”: quindi, il testo prende le difese di questa Antica Istituzione, è di parte, ma questo suo modo di essere è giustificato pienamente dal clima pesantemente discriminatorio cui sono state sottoposte le Province, intese quali oggetti sacrificali di una Classe Politica che, fino a qualche tempo prima, se ne era servita a piene mani, se è vero, come è stato scritto a pagina 19 del libro, che tra gli anni 2001 e 2006 sono state presentate 38 proposte di legge per l’istituzione di nuove Province, salite addirittura a 46. Un tale bizzarro comportamento meritava un approfondimento, anche al costo di apparire impopolare e anacronistico.
In estrema sintesi, la giornalista Silvia Paterlini ha fatto un lavoro necessario, che colma un vergognoso vuoto che altri avrebbero dovuto fare. La pubblicazione di questo libro, a distanza del breve lasso di tempo dalle elezioni dei nuovi Consigli Provinciali e delle Città Metropolitane, è un lodevole contributo per il Legislatore che dovrà riformare il Titolo V della Costituzione e gestire il trapasso da quelle che erano le Province a quelle che saranno domani.
Vi è una parola ripetuta più volte nel testo: autocritica. Traspare infatti in “Goodbye Province”, la consapevolezza che le Province richiedano qualche cambiamento: è un discorso onesto, giustificato dalla necessità per il Sistema Paese di poter contare sul giusto peso da riconoscere alle realtà territoriali.
Massimo Cortese

Goodbye Province è un testo importante, è stato presentato il 1° luglio a Milano alla presenza di persone note, come il Governatore lombardo onorevole Roberto Maroni e il segretario regionale del Partito Democratico Alessandro Alfieri: lo stesso libro contiene sei interviste a persone note, come il professor Valerio Onida ed il giornalista Vittorio Feltri. Inoltre sono contento che ad averlo scritto sia stata una donna, perché, nonostante che in Politica siano presenti soprattutto gli uomini, sono molte le amministratrici e le presidenti delle Amministrazioni Provinciali. Senz’altro, sono molto più combattive dei signori uomini: la mia è una constatazione. A questo punto, passerei a parlare del mio libro “L’ultimo Natale delle Province”.

La presentazione del libro si articola in quattro punti fondamentali, che sono rispettivamente:
1)     L’individuazione di una parola che possa riassumere il testo;
2)     La motivazione che mi ha spinto a scrivere il testo;
3)     L’omaggio alle persone che hanno partecipato all’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946;
4)     Il libro inteso quale testimonianza storica.

Esaminiamo il primo punto:
1)     l’individuazione di una parola che possa riassumere il testo.
Torniamo per un attimo all’età infantile.
Ricordiamoci di quando, a seguito di una marachella, la mamma o chi per lei, nel rimproverarci per il nostro capriccio, ci dava una sculacciata: in quel momento, accompagnato all’inevitabile pianto, emettevamo il nostro disappunto, pronunciando una parolina equivalente ad un grido di dolore: Ahi. La stessa cosa poteva capitare quando, nell’aprire il rubinetto dell’acqua, sbagliamo manopola, e ci scottavamo con l’acqua bollente, anziché quella fresca che avrebbe placato la momentanea sete.  Recentemente, mi trovavo in Romagna, il Direttore di una Radio locale, al quale avevo preannunciato che, nel mese di giugno, sarebbe stato pubblicato il mio libro “L’ultimo Natale delle Province”, mi ha chiesto di dirgli una parola che potesse riassumere l’intero libro. Allora ho cominciato a pensare a qualche parola, Rabbia, Delusione, Incredibile, Sbigottimento, Incredulità,  ma poi ho concluso che non vi sono parole adeguate per esprimere il libro e l’intera vicenda che lo ha motivato. Poi, però, mi son ricreduto: una parola ci sarebbe, è un po’ strana, forse per qualcuno non è neppure una parola vera e propria, essendo un grido di dolore, ed è ahi, alla quale ho accennato prima ricordando l’infanzia. In un noto dizionario della Lingua Italiana, il termine ahi viene così identificato: si usa per chi esprime un dolore fisico o spirituale, contrarietà, preoccupazione, indignazione. Addirittura, qualche dizionario, per farmi un dispetto o per farmi sentire più importante, arriva a citare la famosa espressione riportata nella Divina Commedia, quanto al Canto VI del Purgatorio, il Sommo Poeta dice, ai versi 76-78:
Ai serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchier in gran tempesta
non donna di province, ma bordello.
Ma non vi fa riflettere il fatto che Dante menzioni la parola Provincie? Per carità, Dante si riferisce alle Province diversamente da quelle che intendiamo oggi, e sono stato avvertito sulla non opportunità di  commentare il passo. Ma il fatto che il passo di Dante, nel parlare delle Provincie, emetta il mio stesso grido di dolore, da una parte mi onora, dà valore aggiunto alla nostra condizione di dipendente provinciale, ma al tempo stesso mi preoccupa e mi fa riflettere. Da autorevolissime fonti è stato detto che bisogna eliminare la parola Province dalla Costituzione: penso che si possa fare, con gli strumenti previsti. Però, lasciatemelo dire, il termine Provincie e soprattutto il nostro grido di dolore non potranno essere cancellati dalla Divina Commedia, che è la Carta Costituzionale della nostra Identità Culturale.
2) La motivazione che mi ha spinto a scrivere il testo.
Per quali motivi ho scritto questo libro? Innanzitutto perché sono un dipendente provinciale, vivo questa situazione di incertezza e di confusione, che ormai da almeno tre anni è lo scenario di riferimento di coloro che sono legati a vario titolo con le Province, ma per comprendere bene la motivazione che mi ha spinto a scrivere il libro, debbo necessariamente leggervi L’introduzione del testo. Premetto che avevo già scritto altri tre libri, genere Narrativa Impegno sociale. Il primo testo s’intitola Candidato al Consiglio d’Istituto” ed ha come tema l’educazione, con una appendice sul bullismo scolastico. Il secondo libro s’intitola “Non dobbiamo perderci d’animo”  ed è una raccolta di dieci racconti sull’Italia degli ultimi 150 anni. Il terzo libro si intitola “Un’opera dalle molte pretese” si occupa del rapporto del cittadino con le Istituzioni, in particolare con la Politica e la Giustizia. Passo a leggere l’Introduzione del libro “L’ultimo  Natale delle Province”:


INTRODUZIONE

Dopo la conclusione della Trilogia della Speranza, articolata nei libri pubblicati tra il 2009 e il 2011, non sapevo se avrei continuato a scrivere. D’altra parte, in quel “Poi si vedrà”, presente nella quarta di copertina di “Un’opera dalle molte pretese”, lasciavo intravedere la possibilità di concludere la mia avventura letteraria.
Poi è accaduto un fatto, che è appunto narrato ne “L’ultimo Natale delle Province”. Improvvisamente, la passione civile si è risvegliata e il desiderio di scrivere è tornato a farsi sentire, prepotente. La paventata abolizione delle Province si è trasformata, da impedimento psicologico nel continuare a scrivere, nella motivazione ideale a raccontare: debbo dire con una certa emozione che sono molto soddisfatto dell’opera che ne è scaturita. Si tratta di un racconto lungo in presa diretta, affiancato da due racconti ispirati a reali momenti di Storia, quali la Seconda Guerra Mondiale e il recente Anniversario dell’Unità Nazionale.
Mi sono reso conto che i libri della Trilogia della Speranza, strettamente collegati tra loro, contenevano degli elementi che sono alla base dell’ultimo scritto, e questa considerazione non mi pare di poco conto. Temi come quello dell’educazione – che è il motivo ispiratore di “Candidato al Consiglio d’Istituto” – della speranza, presente nei racconti di “Non dobbiamo perderci d’animo” e della crisi della politica – si veda “Un’opera dalle molte pretese” – sono propedeutici a “L’ultimo Natale delle Province”.
Come i tre scritti precedenti, anche questo è dedicato al Paese che, dall’inizio della recente crisi economica, si trova a dover fare i conti con uno stato di angoscia che condiziona l’esistenza di molte persone.

Quindi io ho scritto questo libro vivendo la mia condizione di dipendente provinciale. Questa condizione è condivisa dagli altri colleghi, come mi è stato detto da alcuni ai quali ho fatto conoscere il mio modesto pensiero.
3) L’omaggio alle persone che hanno partecipato all’elezione del 2 giugno 1946.
A poco a poco, occupandomi delle Province, che ancora fanno parte della Costituzione, mi è venuto il desiderio di scrivere un testo sulla Carta Costituzionale. Per questa ragione, la scelta della fotografia della copertina è caduta su un fatto accaduto in occasione delle elezioni del 2 giugno 1946, precisamente una fila di persone che si recano a votare nella provincia di Agrigento. Vediamo le donne da una parte, gli uomini dall’altra, come accadeva all’epoca anche a scuola, al cinema, in chiesa. Donne e uomini sono divisi dal carabiniere che sorride divertito. In definitiva, io ritengo che la Costituzione del 1948, con le sue Istituzioni, ha tenuto unito questo Paese, dal dopoguerra ad oggi, perché questo documento è all’origine dello lo sviluppo e la crescita di questo paese, da arretrato a Paese chiave per l’Unione Europea. Non dobbiamo dimenticare queste persone, magari molte saranno state sicuramente analfabete, ma avevano una consapevolezza del concetto di Bene Comune, emblema di un’Italia solidale che spesso di intravede solo nei vecchi film del neorealismo e del dopoguerra.
4)     Il libro inteso quale testimonianza storica.
Veniamo ora al quarto punto, probabilmente il più importante, che volutamente non approfondisco, perché la storia non termina qui questa sera. Questo libro è la testimonianza di una storia. Vedete, io non sono il rappresentante delle Province, sono uno che racconta delle storie. Proprio la vicenda delle Province mi ha incuriosito, perché si trattava di narrare la storia di un lavoratore che si trova ingabbiato in tutta una serie di eventi imprevisti che lo scuotono. Come già è accaduto negli altri tre miei scritti, soprattutto nel terzo, si tratta di una testimonianza storica che riguarda il Paese, nel senso che ho desiderato fotografare l’Italia che cambia.
Non so se ci sono riuscito: da parte mia, ho cercato di fare le cose al meglio.
Sull’esito, poi, giudicheranno i lettori, nella speranza che ve ne siano.
Un’ultima osservazione: questo non è un libro contro qualcosa o qualcuno, ma è un contributo a raccontare una storia di oggi, che probabilmente non sarebbe mai stata scritta. Per questa ragione ho pensato di scriverla.
Grazie.

Massimo Cortese

venerdì 25 luglio 2014


Si coglie l'occasione di questo annuncio, riguardante la presentazione del libro

"L'ultimo natale delle Province" 

in cui si invitano tutti i nostri cari lettori a presenziare,

per fare le CONGRATULAZIONI al nostro esimio autore.

Un grosso IN BOCCA AL LUPO per il proseguirsi di questa collana.



Matteo Pallotta

giovedì 26 giugno 2014

Progetto “Cronisti in classe” alla Scuola Media Pinocchio-Montesicuro di Ancona



Anche per il corrente Anno Scolastico, ragazze e ragazzi della Scuola Media del Pinocchio hanno partecipato al Progetto “Cronisti in classe”.
Forse a qualcuno sarà sfuggito, ma uno dei Pilastri su cui si fonda la nostra Comunità è il Giornalismo. Per questa ragione, è importante sapere che il quotidiano “Il Resto del Carlino” ha pubblicato degli articoli scritti dagli alunni provenienti da vari Istituti scolastici, come è il caso della Scuola Media Pinocchio-Montesicuro di Ancona. Gli argomenti sono stati vari, come del resto è l’interesse dei giovani, ma la sensibilità è stata comunque elevatissima. Non sappiamo se queste penne si trasformeranno nei giornalisti di domani, ma oggi è importante far incontrare ragazze e ragazzi con il Mondo delle comunicazioni, specialmente nell’attuale realtà globale. Essendo un genitore di una ragazza coinvolta nel progetto, ringrazio la professoressa Fava per il suo coordinamento prezioso, e credo che l’intera Comunità cittadina debba ringraziare gli insegnanti che favoriscono l’approccio dei nostri ragazzi alla bella iniziativa. Ricordiamo sempre che i ragazzi di oggi saranno i cittadini di domani.
Dimenticavo: gli altri tre pilastri sono la Magistratura, la Classe Politica e la Società Civile, ma la questione meriterebbe un approfondimento.
A risentirci
Massimo Cortese

lunedì 2 giugno 2014

Goodbye Province, è stato pubblicato il libro di Silvia Paterlini



Dal 29 Maggio 2014 è in Libreria “ Goodbye Province”, il testo della giornalista Silvia Paterlini sulla vicenda dell’abolizione delle Amministrazioni provinciali.
Il sottotitolo del libro è “Miti e retorica dell’abolizione in 100 luoghi comuni”, ed è appunto con un tale numero di domande che  vengono passati in rassegna i singoli punti che hanno portato alla trasformazione delle Province in enti di secondo livello. Il libro è piacevole, si legge bene, in modo semplice e chiaro, essendo stato scritto da una giornalista che lavora presso l’Ufficio Stampa della Provincia di Milano. Alle cento domande seguono sei interviste, quattro delle quali hanno coinvolto due importanti professori universitari, un autorevolissimo sociologo e il giornalista Vittorio Feltri che, dopo un passato da abolizionista, si è convertito ad una riflessione più ponderata. In chiusura, sono state intervistate due persone che riportano il punto di vista delle Province.
A risentirci
Massimo Cortese

giovedì 22 maggio 2014

LA MILLE MIGLIA AD ANCONA: UNA TESTIMONIANZA



Mi trovavo in ferie. Passeggiando, poco prima delle Tredici, su Corso Garibaldi, stranamente aperto al traffico, noto la presenza di vigili urbani e di persone con le divise della Protezione Civile, che telefonano nervosamente. Mi domando: “Ma che cosa sta succedendo?” Ma oggi è venerdì 16 maggio 2014, a ridosso del pomeriggio è in programma l’arrivo ad Ancona della Mille Miglia, e pensare che io, quale Responsabile dell’Ufficio Concessioni ed Autorizzazioni della Provincia di Ancona, mi sono adoperato per chiudere la strada provinciale del Conero al traffico, per consentire lo svolgimento di una prova della manifestazione. Mi dirigo allora verso Piazza Roma, dove le automobili giungeranno per il consueto controllo: in una tribuna improvvisata, il direttore dell’Automobile Club di Ancona Giulio Rizzi intrattiene la folla incuriosita sull’arrivo della Mille Miglia, insieme a tutte le persone che ho conosciuto recentemente, in preparazione dell’importante avvenimento sportivo. Nonostante non fosse in programma, decido di rimanere nella tribuna, approfittando del fatto che anche io ho concorso alla manifestazione. Intanto noto che la folla va aumentando, alcuni ragazzi vengono da noi per sapere se arriverà questo o quel personaggio famoso, perché molti vip sono alla guida dei bolidi. Giulio ride divertito nell’individuare gli equipaggi dei cantanti ed attori, avendo il foglio che riporta i partecipanti alla Mille Miglia. Attorno a noi hanno preso posto i fotografi e i giornalisti, ed anche io vengo intervistato, mentre la cronaca verrà fatta in diretta da due persone, un uomo e una donna. I due ci forniscono i dati storici sulla manifestazione, nata per iniziativa di due nobili, che crearono quella che Enzo Ferrari ebbe a definire “la più bella corsa del mondo”. Le prime automobili a giungere sono delle Ferrari, e subito dopo noi tutti rimaniamo affascinati dall’arrivo dei bolidi dell’Automobilismo Mitico ED EROICO, con gli equipaggi che vestono gli abiti d’epoca, tanto per richiamare un’atmosfera che non verrà mai messa in discussione. Le automobili giungono a gruppi, e ad ogni intervallo i due cronisti provano ad intervistare qualche addetto ai lavori. È ora la volta del signor Petrella, un pilota che nel lontano 1955 corse la mitica Mille Miglia con un Fiat Giannini. Petrella ci fornisce i dati sulla sua partecipazione, ma ad un certo punto si commuove, forse per un attimo avrà pensato ai sacrifici e alle persone che non ci sono più. Provo allora a pensare che queste imprese hanno costruito il mito di tanti uomini, a cominciare dal Mantovano Volante, Tazio Nuvolari, le cui gesta sono sempre tramandate. In conclusione, La Città di Ancona è grata agli Organizzatori per essere stata ricordata, in occasione dei suoi primi 2400 anni di storia, dal passaggio dell’importante manifestazione, così ricca di storia, ma anche di tantissime storie di uomini e miti.
Massimo Cortese

venerdì 7 febbraio 2014

ITALIA GERMANIA 4 – VINCIAMO, VINCIAMO,VINCIAMO.



La semifinale Italia-Germania, disputata in occasione della Coppa Rimet del 1970 in Messico, è rimasta e rimarrà nel nostro immaginario. In effetti, gli eventi sportivi accaduti, dalla rete tedesca al novantesimo minuto, sono stati tanti e tali, da consegnare quel piccolo grande evento alla storia di tutti noi.
Tuttavia, se mi si dovesse chiedere che cosa ricordo di quella partita, il mio pensiero va ad un grido nella notte, quello di “VINCIAMO, VINCIAMO, VINCIAMO”, che, secondo le cronache, sembra essere stato fatto da un operatore della RAI. Quel grido di gioia inconsapevole non è una cosa da tralasciare, anzi è un elemento che sintetizza lo stato d’animo di una comunità, ed è importante sottolineare che la persona che lo ha espresso si trovava lontano dal territorio nazionale, benché nessuno possa negare che quelle parole siano partite dal cuore del Paese.
A differenza di quanto accade oggi, dove i fuoriprogramma sono all’ordine del giorno, quello sfogo, se in un primo momento ci fa sentire tutti più giovani, perché ci rimanda a come eravamo in  quel 1970, ci consenta di comprendere come, anche nell’attuale momento storico, caratterizzato da confusione ed incertezza, un sussulto di orgoglio possa riportarci all’ottimismo.
A risentirci
Massimo Cortese

martedì 14 gennaio 2014

PANE AMORE E…IL COMANDANTE DELLE GUARDIE METROPOLITANE



Come ho scritto nel mio primo libro “Candidato al Consiglio d’Istituto”, il film “Pane, amore e fantasia” è uno tra i miei preferiti, in quanto è la fotografia di un’Italia che non c’è più. Il film ha dato vita ad altri due esemplari, “Pane, amore e gelosia” e “Pane, amore e…”. Ebbene, in “Pane, amore e…”, al quarantottesimo secondo del sesto minuto, assistiamo ad un curioso dialogo tra il protagonista indiscusso della serie, il Maresciallo Carotenuto cavalier Antonio e la fida governante Caramella. Il cavaliere ha lasciato l’Arma dei Carabinieri, in quanto è stato nominato Comandante delle Guardie Municipali a Sorrento: questo è almeno quanto sostiene la fida Caramella. Il Maresciallo rifiuta di essere considerato Comandante delle Guardie Municipali, dal momento che ha avuto la nomina a Comandante delle Guardie Metropolitane. Questa magica parola “Metropolitane” fa bisticciare il Maresciallo e Caramella, tanto che viene detto “Se fossi stato chiamato ad essere Comandante delle Guardie Municipali avrei rifiutato, ma Metropolitane no”. In definitiva, se il termine Metropolitano viene identificato dal Maresciallo in una sorta di passaporto per lo sviluppo, si può dire che questa tesi si è radicata anche nell’attuale Politica, dove in questi giorni è  in discussione un disegno di legge d’iniziativa governativa per la riforma degli enti locali. Quel film è stato profetico.
A risentirci
Massimo Cortese