martedì 29 maggio 2012

TERREMOTO: ALCUNE REGOLE DA RISPETTARE


Nei miei scritti, parlo spesso del terremoto, avendolo incontrato nella sua forma devastante ed inquietante nel 1972. Il terremoto ha accompagnato un anno della mia vita, in quanto la prima scossa ha preso il via il 25 gennaio, mentre l’ultima è avvenuta il 25 dicembre di quell’anno: essendo rimasto ad Ancona durante il massimo sviluppo del sisma, sono a conoscenza della situazione drammatica in cui si vive in quelle condizioni. Sulla base della mia esperienza, suggerisco alcune regole da osservare: 1) bisogna imparare a convivere con le scosse; 2) non bisogna dimostrare di avere paura, ma ostentare fiducia ed ottimismo; 3) non bisogna cedere ai facili allarmismi; 4) continuare a credere in una vita normale, come se il terremoto non esistesse; 5) aiutare sempre le persone che si dovessero trovare a vivere l’emergenza sismica; 6) fare largo uso dell’ironia quando si parla di terremoto, senza mostrare cedimenti nervosi; 7) chiudere sempre porte e finestre, per impedire che gli sciacalli possano approfittare della situazione di panico.
Penso di dover illustrare queste regolette.
1)     Bisogna imparare a convivere con le scosse. Il terremoto, oltre alle scosse più forti, ha un notevole sciame sismico, che ha il suo corso durante un periodo più o meno vasto. Bisogna adottare tutte quelle precauzioni che il personale della Protezione Civile metterà a disposizione della popolazione.
2)     Non bisogna dimostrare di avere paura, ma ostentare fiducia ed ottimismo. La battaglia contro il terremoto può essere vinta soprattutto dal punto di vista psicologico, il che significa infondere coraggio e speranza agli altri ed a sé stessi. Il problema è che non si è più in grado di fronteggiare le disgrazie; pensiamo per un attimino ai nostri nonni e genitori che hanno vissuto durante la seconda guerra mondiale: eppure, quella sofferenza è terminata, pur avendo avuto i suoi picchi.
3)     Non bisogna cedere ai facili allarmismi. In situazioni del genere, non mancano occasioni per distruggere il morale delle persone.
4)     Desiderare una vita normale, come se il terremoto non esistesse: è facile a dirsi, ma bisogna tentare.
5)     Aiutare coloro che dovessero trovarsi vittime dell’emergenza sismica: fa bene all’autostima, e quindi alla salute.
6)     Fare largo uso dell’ironia quando si parla dl terremoto: essere
     allegri aiuta (ma attenzione a non essere inopportuni ndr).
7)     chiudere sempre porte e finestre, per impedire che gli sciacalli possano approfittare della situazione di panico. Ricordo ancora un servizio televisivo sul Friuli terremotato, in cui un uomo era disperato per il furto della sua macchina da scrivere.
A risentirci
Massimo Cortese

domenica 27 maggio 2012

Raffronto "Cortese - Napolitano"


Raffronto fra alcune parti del discorso del Presidente della Repubblica Napolitano del 25 aprile 2012 a Pesaro e l’undicesimo capitolo intitolato “La sfiducia nella classe politica” del libro di Massimo Cortese “Un’opera dalle molte pretese”.

Capo dello Stato: Occorre allora impegnarsi perché dove si è creato del marcio venga estirpato, perché i partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo”.
Da Un’opera dalle molte pretese, pagina 37, rigo 15 e seguenti: Dobbiamo tornare ad essere un Paese normale, dove la politica possa risolvere i problemi e far ripartire l’Italia, aiutarla ad uscire dalle secche in cui è confinata. E’ necessario distinguere tra i partiti e gli abusi di qualcuno: quando il sistema non va, si rende necessario un cambiamento, ma, per favore, non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca.

Capo dello Stato: E’ questo che occorre: senza abbandonarsi a una cieca sfiducia nei partiti come se nessun rinnovamento fosse possibile,  e senza finire per dar fiato a qualche demagogo di turno. Vedete, la campagna contro i partiti, tutti in blocco, contro i partiti come tali, cominciò prestissimo dopo che essi rinacquero con la caduta del fascismo: e il demagogo di turno fu allora il fondatore del movimento dell’Uomo Qualunque – c’è tra voi chi forse lo ricorda- un movimento che divenne naturalmente anch’esso un partito, e poi in breve tempo sparì senza lasciare alcuna traccia positiva per la politica e per il paese.
Da Un’opera senza pretese, pagina 36, rigo 16:   La gente non si riconosce più nella sua classe politica, non crede più ai partiti, e a lungo andare non ritrova più sé stessa. Il dato più eclatante di questa schizofrenia è che dal 1994 in Italia, le elezioni politiche vengono vinte dal Partito dell’Opposizione, che torna a diventare tale ogni volta che si va nuovamente alle urne.   C’è poi il fenomeno della politica- spettacolo. Da noi le prime Tribune politiche sono, se non ricordo male, del 1960, indette in occasione delle elezioni amministrative di quell’anno, ma il primo uomo politico che si presenta in televisione è un parlamentare che proveniva dal mondo dello spettacolo. Si chiamava Guglielmo Giannini, la trasmissione alla quale partecipava era Il Musichiere e, particolare da non trascurare, subito dopo la guerra aveva fondato in quattro e quattr’otto un partito di destra, noto come Fronte dell’Uomo Qualunque. Questo movimento – dice il dizionario – consisteva in una critica svalutatrice  dei sistemi democratici e in una scettica opposizione programmatica alla democrazia postbellica, tanto che alle elezioni politiche del 1948, la prima dall’entrata in vigore della Costituzione scritta dai partiti, praticamente scompare, si dissolve, ma quella spinta propulsiva di movimento antisistema non viene meno. Grosso modo, mi pare che oggi stia accadendo la stessa cosa, nonostante siano trascorsi sessant’anni, e non a caso si parla sempre più spesso del teatrino della politica.

Capo dello Stato: Non esitino e non tardino i partiti a muoversi in questo senso. Guardino però tutti  con attenzione ai passi per le riforme  che si stanno compiendo e si compiranno da parte dei partiti, e non vi si opponga una sfiducia preconcetta e aggressiva.  
Da Un’opera dalle molte pretese: La colpa, lasciatemelo dire, è della classe politica, che fa a gara per farsi pubblicità, partecipando a trasmissioni di qualsiasi tipo, pur di apparire.  

Capo dello Stato: E invece oggi cresce la polemica, quasi con rabbia, verso la politica. E si prendono per bersaglio i partiti, come se ne fossero il fattore inquinante. Ma per capire, e non cadere in degli abbagli fatali, bisogna ripartire proprio dagli eventi che oggi celebriamo. Come dimenticare che proprio da allora, dagli anni lontani della Resistenza, i partiti divennero e sono per un lungo periodo rimasti l’anima ispiratrice e il corpo vivo e operante della politica? I partiti antifascisti furono innanzitutto la guida ideale della stessa Resistenza, che non si identificò con nessuno di essi, che non ebbe un solo colore, che si nutrì di tante pulsioni e posizioni diverse, ma da quei partiti trasse il senso dell’unità e la prospettiva della democrazia da costruire nell’Italia liberata. E furono quei partiti i promotori e i protagonisti – sospinti dalla forza del voto popolare – dell’Assemblea Costituente, dando vita a quella Costituzione repubblicana che costituisce tuttora la più solida garanzia dei valori e dei principi che scaturirono dalla Resistenza.
Da Un’opera dalle molte pretese, pagina 35 , rigo 9: Il problema è che ormai nella politica si vede solo il potere fine a se stesso, a proprio uso e consumo, una sorta di regno del privilegio che non produce alcuna utilità o, peggio, che genera solo rabbia.
-          Bè, un tale giudizio è ingiusto e ingeneroso.
-           E’ vero, ma questa è l’impressione comune che si ha quando si parla di politica.
-          Non sempre è stato così, giovanotto.
-          E’ vero, ma prima di rispondere alla tua domanda, analizziamo un po’ quel che è
 accaduto al nostro Paese dal dopoguerra ad oggi. Sulle ceneri del secondo conflitto mondiale nasce la democrazia italiana, ed interpreti di questa rinascita sono i partiti politici, che allora avevano un forte rapporto con la gente comune. L’Italia è ancora un paese povero, ma solidale: pensa, nel 1945 circolavano trecentomila automobili, oggi ve ne sono quaranta milioni. Dopo gli anni del boom economico, a proposito del quale mi piace ricordare il film I mostri, dove il Parlamento viene definito pappamento, una prima invadenza dei Partiti nella società italiana avviene negli Anni Settanta, in concomitanza con la legge sul finanziamento pubblico.
Le parti del discorso del Capo dello Stato sono state prese dal sito della Presidenza della Repubblica.  

domenica 6 maggio 2012

LA FESTA DELLA LIBERAZIONE E L’11° CAPITOLO DEL MIO LIBRO “ UN’OPERA DALLE MOLTE PRETESE”

Ieri, 25 aprile 2012, mentre ascoltavo in TV il discorso del Presidente della Repubblica a Pesaro, ho avuto una strana sensazione: mi sembrava , a proposito di quelle parole, di averle già sentite. Anzi, le avevo già scritte.
Infatti, nell’Undicesimo Capitolo del mio terzo libro “Un’opera dalle molte pretese”, intitolato “La sfiducia nella classe politica”, a pagina 34, avevo affrontato il discorso. L’occasione è data dall’incontro, surreale senz’altro, fra lo scrittore esordiente, il protagonista del romanzo, e lo Stato italiano. Tra i due si ha un breve dialogo, con il nostro scrittore che si sfoga e si toglie qualche sassolino dalle scarpe: d’altra parte, è l’occasione della sua vita: quando mai gli sarebbe ricapitata una opportunità del genere? Nel capitolo si fa riferimento al film “Il Vigile”: chi non ricorda Alberto Sordi e Vittorio De Sica, che hanno regalato alla storia del Cinema Italiano due interpretazioni memorabili? Nel mio libro viene fatto un excursus storico sul ruolo avuto dai partiti dal ‘48 ai giorni nostri, ed anche il Capo dello Stato ha operato un’analisi del genere. Nel libro parlo poi di antipolitica, soffermandomi sul Fronte dell’Uomo Qualunque, scomparso da molto tempo, e non nascondo l’emozione quando ho sentito citare quel movimento dal nostro Presidente, che ha aggiunto: “Forse qualche anziano tra noi se lo ricorda”. Signor Presidente, qualche giorno prima di morire, mio padre mi confessò di aver votato, al Referendum del 2 giugno 1946, per la Monarchia e per il Fronte dell’Uomo Qualunque: come omaggio , il protagonista del racconto “Letture proibite”, pubblicato sul secondo libro, è affascinato da quel movimento. L’affondo finale dei due discorsi è simile: i partiti politici vanno riformati, ma non eliminati, a qualunque costo. Mi sembra di ricordare che il Presidente abbia usato un’espressione del tipo “ Il marcio va eliminato”, mentre il sottoscritto ha usato un modo di dire più colorito: non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca. Parole ed espressioni diverse, ma i concetti restano identici: volevo solo far presente questa cosa, tutto qui.
A risentirci

Massimo Cortese