Raffronto fra alcune parti del discorso del Presidente della Repubblica
Napolitano del 25 aprile 2012 a Pesaro e l’undicesimo capitolo intitolato “La
sfiducia nella classe politica” del libro di Massimo Cortese “Un’opera dalle
molte pretese”.
Capo dello Stato: Occorre allora impegnarsi perché dove si è
creato del marcio venga estirpato, perché i partiti ritrovino slancio ideale,
tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo”.
Da Un’opera dalle molte pretese,
pagina 37, rigo 15 e seguenti: Dobbiamo tornare ad essere un Paese normale,
dove la politica possa risolvere i problemi e far ripartire l’Italia, aiutarla
ad uscire dalle secche in cui è confinata. E’ necessario distinguere tra i
partiti e gli abusi di qualcuno: quando il sistema non va, si rende necessario
un cambiamento, ma, per favore, non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca.
Capo dello Stato: E’ questo che occorre: senza abbandonarsi a
una cieca sfiducia nei partiti come se nessun rinnovamento fosse possibile, e senza finire per dar fiato a qualche
demagogo di turno. Vedete, la campagna contro i partiti, tutti in blocco,
contro i partiti come tali, cominciò prestissimo dopo che essi rinacquero con
la caduta del fascismo: e il demagogo di turno fu allora il fondatore del
movimento dell’Uomo Qualunque – c’è tra voi chi forse lo ricorda- un movimento
che divenne naturalmente anch’esso un partito, e poi in breve tempo sparì senza
lasciare alcuna traccia positiva per la politica e per il paese.
Da Un’opera senza pretese, pagina
36, rigo 16: La gente non si riconosce più nella sua classe politica, non crede più
ai partiti, e a lungo andare non ritrova più sé stessa. Il dato più eclatante
di questa schizofrenia è che dal 1994 in Italia, le elezioni politiche vengono
vinte dal Partito dell’Opposizione, che torna a diventare tale ogni volta che
si va nuovamente alle urne. C’è poi il fenomeno della politica-
spettacolo. Da noi le prime Tribune politiche sono, se non ricordo male, del
1960, indette in occasione delle elezioni amministrative di quell’anno, ma il
primo uomo politico che si presenta in televisione è un parlamentare che
proveniva dal mondo dello spettacolo. Si chiamava Guglielmo Giannini, la
trasmissione alla quale partecipava era Il Musichiere e, particolare da non
trascurare, subito dopo la guerra aveva fondato in quattro e quattr’otto un
partito di destra, noto come Fronte dell’Uomo Qualunque. Questo movimento –
dice il dizionario – consisteva in una critica svalutatrice dei sistemi democratici e in una scettica
opposizione programmatica alla democrazia postbellica, tanto che alle elezioni
politiche del 1948, la prima dall’entrata in vigore della Costituzione scritta
dai partiti, praticamente scompare, si dissolve, ma quella spinta propulsiva di
movimento antisistema non viene meno. Grosso modo, mi pare che oggi stia
accadendo la stessa cosa, nonostante siano trascorsi sessant’anni, e non a caso
si parla sempre più spesso del teatrino della politica.
Capo dello Stato: Non esitino e non tardino i partiti a
muoversi in questo senso. Guardino però tutti con attenzione ai passi per le riforme che si stanno compiendo e si compiranno da
parte dei partiti, e non vi si opponga una sfiducia preconcetta e aggressiva.
Da Un’opera dalle molte pretese: La
colpa, lasciatemelo dire, è della classe politica, che fa a gara per farsi
pubblicità, partecipando a trasmissioni di qualsiasi tipo, pur di
apparire.
Capo dello Stato: E invece oggi cresce la polemica, quasi con
rabbia, verso la politica. E si prendono per bersaglio i partiti, come se
ne fossero il fattore inquinante. Ma per capire, e non cadere in degli abbagli
fatali, bisogna ripartire proprio dagli eventi che oggi celebriamo. Come dimenticare che proprio da allora,
dagli anni lontani della Resistenza, i partiti divennero e sono per un lungo
periodo rimasti l’anima ispiratrice e il corpo vivo e operante della politica? I
partiti antifascisti furono innanzitutto la guida ideale della stessa
Resistenza, che non si identificò con nessuno di essi, che non ebbe un solo
colore, che si nutrì di tante pulsioni e posizioni diverse, ma da quei partiti
trasse il senso dell’unità e la prospettiva della democrazia da costruire
nell’Italia liberata. E furono quei partiti i promotori e i protagonisti –
sospinti dalla forza del voto popolare – dell’Assemblea Costituente, dando vita
a quella Costituzione repubblicana che costituisce tuttora la più solida
garanzia dei valori e dei principi che scaturirono dalla Resistenza.
Da Un’opera dalle molte pretese,
pagina 35 , rigo 9: Il
problema è che ormai nella politica si vede solo il potere fine a se stesso, a
proprio uso e consumo, una sorta di regno del privilegio che non produce alcuna
utilità o, peggio, che genera solo rabbia.
-
Bè, un tale giudizio è ingiusto e
ingeneroso.
-
E’
vero, ma questa è l’impressione comune che si ha quando si parla di politica.
-
Non sempre è stato così, giovanotto.
-
E’ vero, ma prima di rispondere alla tua
domanda, analizziamo un po’ quel che è
accaduto al nostro Paese dal dopoguerra ad
oggi. Sulle ceneri del secondo conflitto mondiale nasce la democrazia italiana,
ed interpreti di questa rinascita sono i partiti politici, che allora avevano
un forte rapporto con la gente comune. L’Italia è ancora un paese povero, ma
solidale: pensa, nel 1945 circolavano trecentomila automobili, oggi ve ne sono
quaranta milioni. Dopo gli anni del boom economico, a proposito del quale mi
piace ricordare il film I mostri, dove il Parlamento viene definito pappamento,
una prima invadenza dei Partiti nella società italiana avviene negli Anni
Settanta, in concomitanza con la legge sul finanziamento pubblico.
Le parti del discorso del Capo
dello Stato sono state prese dal sito della Presidenza della Repubblica.