lunedì 1 aprile 2013

175 parole Come uscire dalla crisi conseguente alle elezioni del febbraio 2013



Per uscire dall’attuale crisi del sistema Italia, si deve guardare a due precedenti illustri: al 1976 ed al 1947. Come nel 1976, io credo che un governo a guida PD sia indispensabile, con la non sfiducia da parte degli altri partiti. Se nel 1976 il governo era a guida DC, oggi deve essere a guida PD, in quanto si tratta della coalizione che ha vinto le elezioni. Naturalmente ciò accade se non si formano altre maggioranze possibili. Avremmo un governo senza soluzioni pasticciate. In merito ai vantaggi che avrebbero i partiti a dare la non sfiducia, vi è la tenuta del sistema parlamentare democratico, che, a mio avviso,. rischia molto, soprattutto in termini di consenso popolare. Come nel 1947, quando il cambiamento di maggioranza non influì con i lavori della Costituzione, non è possibile confondere le riforme istituzionali necessarie con un determinato governo. Quanto al Presidente della Repubblica, è logico che, pur rappresentando l’Unità Nazionale, esso debba essere scelto dalla formazione politica che in un determinato momento si riconosce nella maggioranza di governo.
Massimo Cortese

TEMPO DI ELEZIONI



E’ il 24 febbraio 2013, una domenica elettorale come tante altre, ma nel bel mezzo di una crisi profonda, e non solo economica. Tanto per incominciare, è forse la prima volta che si vota nel mese di febbraio, fino all’altra settimana la neve si è fatta sentire. Sto per tornare a casa quando, al margine di una strada di campagna, vedo di spalle un uomo, con un abbigliamento tipico da sudtirolese, in compagnia di un cane di grossa taglia, con le due mani occupate rispettivamente da un gran mazzo di fiori ed una scatola in cartone con dentro un dolce o delle paste. L’allegra compagnia, formata dal cane, dal padrone, dal mazzo di fiori e dal dolce, procedono in modo ordinato, con passo disinvolto, invadendo anche parte della carreggiata stradale.
Guarda come è vestito bene- dice mia moglie.
Ma non mi pare proprio, il tale ha una camicia di fustagno, non ha neppure il maglione che potrebbe proteggerlo dal freddo- faccio io.
Ma io non mi riferisco all’uomo, ma al cane: indossa un cappotto blu, bordato di bianco, sicuramente deve essere un cane di classe.
E’ vero, il cane è impettito, forse indossa anche un bel fiocco rosso, chissà. Certo, quel tale con fare dimesso, sfigura un po’ di fronte al cane benvestito, se non fosse per quel mazzo di fiori e la bella scatola di cartone con il dolce, che ne fanno un uomo interessante o interessato, desideroso di presentarsi al meglio con le sue sorprese. In fondo, i fiori e il dolce sono per la mamma, per la fidanzata o comunque per una persona alla quale si vuol bene, e forse anche il cane ben vestito potrebbe appartenerle: ma, dico io, se veramente l’uomo vuole far colpo, non era il caso di indossare qualcosa di più consono? Non mi pare normale che ad essere ben vestito sia il cane, mentre gli  abiti essenziali dell’uomo, un paio di jeans ed una camicia di fustagno, forse ci nascondono qualcosa: e se la persona alla quale son destinati il dolce e i fiore avesse un debole per i cani? A quel punto tutto sarebbe più chiaro, e magari si verrà a sapere che il cane proviene direttamente da una fiera di bellezza o di abilità canina, mentre l’uomo è solamente un suo accompagnatore, un dog-sitter, che lo porta a spasso: forse il dolce e i fiori sono stati semplicemente commissionati dal padrone e dalla padrona dell’animale ottimamente abbigliato.
Ma oggi il tema ricorrente sono le elezioni: allora il mio pensiero va a quando decisi di candidarmi alle elezioni amministrative di qualche anno fa. Non era stata una decisione facile, in fondo pensavo che a quelle elezioni non mi sarei potuto classificare in una buona posizione, e allora era perfettamente inutile candidarmi, sapendo fin dal principio che quel gesto sarebbe stato privo di significato. Ma, dovete saperlo, l’uomo è un animale ambizioso, magari chissà quali idee stravaganti mi erano passate per la testa: fu così che anch’io decisi di candidarmi alle elezioni. Feci una piccola campagna elettorale nel quartiere dove mi sarei dovuto presentare, seguì il solito giro di telefonate e via dicendo: arriviamo finalmente al giorno del voto. Mi presento come rappresentante della lista su cui sono candidato, vado al seggio, trovo anche un amico scrutatore, lo convinco a votarmi in quella sede, insomma tutto inizia bene, o almeno credevo che le cose procedessero a quel modo, perché ben presto m’imbatto in una sorpresa, e non certo lieta: della mia presenza in lista non vi è neppure l’ombra.
Come è stato possibile, che cosa è successo, a quale gioco hanno giocato quelli della lista? Tuttavia non perdo la calma, rimango intero fino alla fine della consultazione elettorale, senza scompormi troppo, non facendo trapelare l’enorme arrabbiatura per essere stato trombato ancor prima di essere candidato. Era accaduta una cosa semplicissima: io infatti ero candidato ad una circoscrizione, ed il Comune, qualche settimana prima delle elezioni, mi aveva mandato un bollino, da attaccare alla scheda elettorale, con cui mi aveva cambiato di circoscrizione. Alla cosa non avevo dato peso.
In fondo mi avevano trattato da cane, senza cappotto blu bordato di bianco.
Massimo Cortese