In
un Momento storico in cui si parla tanto di affido, da alcune trasmissioni televisive
apparse su Tele 2000 e su “Il tempo e la storia” di Rai Storia ho appreso che
tra il 1946 ed il 1950 nel nostro Paese vi è stata l’esperienza dei treni della
felicità.
Vista la situazione di enorme miseria che colpiva in prevalenza i soggetti
più deboli, come i bambini, alcune signore facenti parte dell’Unione delle
Donne Italiane (U.D.I.), lanciarono l’iniziativa di far ospitare da famiglie
dell’Italia settentrionale i piccoli provenienti dal disagio più nero.
I
ragazzini, per raggiungere le famiglie, prendevano i treni, che appunto vennero
chiamato della felicità, con un’espressione fortunata, ma che la diceva lunga
sulla Miseria nera che imperversava in tante famiglie.
Per il primo di questi viaggi, avvenuto il 19 gennaio 1946, a ciascun
bimbo venne fornito un cappottino, sul quale era stato cucito il numero
corrispondente alla famiglia d’adozione, ma alcune mamme, pensando agli altri
figli che lasciavano a casa, pensarono bene di prendersi quegli abiti, con le
conseguenze che si possono immaginare: ma l’immagine dell’Italia solidale, di
tanta povera gente che aiuta altra povera gente deve farci riflettere. I
piccoli venivano rifocillati, bevevano il cioccolato per la prima volta,
venivano sottoposti al primo bagno e alla prima visita medica.
Talvolta non
volevano ritornare a casa, ed alcuni genitori, ai quali dissero che mangiavano
tre volte al giorno, conclusero che i bambini erano stati viziati.
Altri
tempi sicuramente.
A
risentirci
Massimo Cortese
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