Grazie ad una provvidenziale
tapparella, il viaggio senza ritorno che aveva intrapreso una ragazzina di 12
anni, desiderosa di farla finita, a seguito degli atti di bullismo di cui era
vittima, si è ben presto tramutato in un grande spavento.
Nella speranza che
nel più breve tempo possibile la ragazzina recuperi le sue forze, la vicenda ci
conferma che la vittima del bullismo è una persona debole e indifesa, nei
confronti della quale il bullo o i bulli mettono in atto la strategia
persecutoria che li fa stare bene.
Come ho già detto in molte occasioni, quello
del bullismo non è un fenomeno, ma un crimine, ma accanto ai bulli, che pure
hanno le principali colpe, vi è tutta una serie di altri attori, a cominciare
dalla folla di persone indifferenti, indifferenti per modo di dire, che spesso
si schierano con il bullo, in quanto vincente, perché a schierarsi con chi
perde si potrebbe venire identificati con lui, e questo sarebbe veramente la
fine.
Senso civico non c’è più.
E poi l’indifferenza è gravemente colpevole,
forse è anche peggio del bullismo, perché il bullo è una persona malata,
l’indifferente è una persona sana, almeno apparentemente.
Poi vi sono gli
adulti, e qui volontariamente non voglio approfondire, perché gradirei che lo
facessero loro, e dal momento che anch'io ne faccio parte, dico candidamente:
siamo sicuri che non abbiamo le nostre responsabilità.
È possibile che un
attimo dopo il fattaccio cadiamo tutti dalle nuvole?
Viviamo sulla terra o in
cielo?
E i politici, che dicono sempre che faranno la legge sul fenomeno, e
passano gli anni e non succede mai nulla.
E l’informazione, la rete, il
cyberbullismo, c’è qualcosa da dire?
Dobbiamo esaminare i fenomeni, o meglio, i
crimini, nella loro interezza, altrimenti saremo sempre al punto di partenza,
mentre sarebbe cosa buona e giusta arrivare, o almeno tentare di farlo, al
punto di arrivo.
Massimo
Cortese
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