Leggo sul giornale Il Fatto quotidiano on line che, a causa
di una frana la Città Metropolitana di Torino
ha disposto la chiusura della strada provinciale Di Giaglione, non
avendo le risorse per l’effettuazione dei lavori.
Essendo un dipendente
provinciale, ho provato a chiedere alla strada provinciale che cosa provasse, e
ho ricevuto la seguente appassionata lettera, che considero anche un grande atto d’amore.
Forse la mia
storia non interessa a nessuno, ora che
mi hanno chiuso, spero non per sempre, però.
E pensare che
andavo orgogliosa per il traffico, per le grida dei bambini nei centri abitati,
per quell'allegro vocio che mi ha sempre ricompensato per le dure fatiche di
essere aperta ad accogliere tutti, al freddo e al caldo, nella salute e nella malattia,
per garantire la colleganza fra l’Italia e la Francia.
Mi avevano anche dato un
nome, “strada provinciale di Giaglione”, e me ne andavo orgogliosa, sebbene
ogni tanto dovessero darmi una ritoccatina, ma d’altra parte, giunte a una
certa età, prima o poi il lifting è necessario.
“Ti
facciamo più bella” mi dicevano affettuosamente i cantonieri, gli Ingegneri, gli
operai e tutti quelli che credevano in me.
Qualcuno, non molto elegantemente,
una volta mi ha chiesto l’età, e io per pudore non gli ho risposto, perchè è
un’imprudenza porre una simile domanda a una signora, perché ho antiche
origini, che risalgono addirittura al lontano Seicento, quando fu deciso, da
governanti saggi, di dar vita a una strada nella Valle di Susa che collegasse
il Moncenisio alla Francia.
Lo ribadisco, non si chiede l’età ad una signora,
perché io sono una signora, anzi forse debbo dire, con le lacrime agli occhi,
che lo ero.
Oggi, infatti,
mi hanno dato un grande dolore: mi hanno
chiuso: in tanti anni di onorato servizio non era mai successo per un periodo
così lungo.
Ma, dico io,
era proprio necessaria una misura del genere?
È bastata una pioggia, una semplice frana ha fatto precipitare dei
massi enormi che si sono riversati sul mio corpo, provocandomi anche un certo
solletico: fino allo scorso anno cose del genere accadevano non raramente, ma
l’Amministrazione Provinciale interveniva tempestivamente, e la mia vita
continuava felice, come se niente fosse.
Io non ci ho
capito molto, sta di fatto che deve essere accaduto qualcosa di molto strano,
che non ho ben compreso, forse perché
non ho fatto studi giuridici e sociali, avendo frequentato solo istituti
tecnici per geometri e studi d’ingegneria: insomma, per farla breve, non hanno più soldi per farmi una delle
solite ritoccatine di cui andavo orgogliosa.
Mi dicono che la Provincia non
esiste più, sembra che abbiano cambiato nome e forse anche altre cose: sta di
fatto che, con buona pace di tutti, è stato deciso, e chissà ancora per quanto
tempo, di chiudermi la bocca.
“Per il
momento la strada provinciale Di Giaglione rimane chiusa per la presenza di una
frana “: che cosa diranno gli automobilisti, gli innamorati, i bambini, ora
che non possono più attraversarmi?
Forse, data l’età, desiderano mettermi una
badante, una di quelle strade moderne dove tutti sfrecciano come pazzi,
dimenticando però quei valori che sono stati da sempre la base per il mio
successo.
Forse è meglio
che non ci pensi a certe cose, altrimenti mi viene la depressione.
Sono fiduciosa
nella riapertura: gli esseri umani non avrebbero mai dovuto farmi uno scherzo
del genere.
La lettera finisce qui: chissà se la
strada è stata rimessa a posto!
Anche io sono solidale con la strada
provinciale in questione: che tristezza!
Ma
c’è una cosa che possiamo fare: a costo di qualche sacrificio, dobbiamo
mobilitarci e partecipare alla manifestazione nazionale di sabato 11 aprile a
Roma a piazza Santi Apostoli.
Ma di questo parlerò la prossima volta.