mercoledì 22 aprile 2015

IL LAMENTO DI UNA STRADA PROVINCIALE

Leggo sul giornale Il Fatto quotidiano on line che, a causa di una frana la Città Metropolitana di Torino  ha disposto la chiusura della strada provinciale Di Giaglione, non avendo le risorse per l’effettuazione dei lavori. 
Essendo un dipendente provinciale, ho provato a chiedere alla strada provinciale che cosa provasse, e ho ricevuto la seguente appassionata lettera, che  considero anche un grande atto d’amore.

Forse la mia storia non interessa a nessuno,  ora che mi hanno chiuso, spero non per sempre, però.
E pensare che andavo orgogliosa per il traffico, per le grida dei bambini nei centri abitati, per quell'allegro vocio che mi ha sempre ricompensato per le dure fatiche di essere aperta ad accogliere tutti, al freddo e al caldo, nella salute e nella malattia, per garantire la colleganza fra l’Italia e la Francia. 
Mi avevano anche dato un nome, “strada provinciale di Giaglione”, e me ne andavo orgogliosa, sebbene ogni tanto dovessero darmi una ritoccatina, ma d’altra parte, giunte a una certa età, prima o poi il lifting è necessario.
“Ti facciamo più bella” mi dicevano affettuosamente i cantonieri, gli Ingegneri, gli operai e tutti quelli che credevano in me. 
Qualcuno, non molto elegantemente, una volta mi ha chiesto l’età, e io per pudore non gli ho risposto, perchè è un’imprudenza porre una simile domanda a una signora, perché ho antiche origini, che risalgono addirittura al lontano Seicento, quando fu deciso, da governanti saggi, di dar vita a una strada nella Valle di Susa che collegasse il Moncenisio alla Francia. 
Lo ribadisco, non si chiede l’età ad una signora, perché io sono una signora, anzi forse debbo dire, con le lacrime agli occhi, che lo ero.
Oggi, infatti, mi hanno  dato un grande dolore: mi hanno chiuso: in tanti anni di onorato servizio non era mai successo per un periodo così lungo.
Ma, dico io, era proprio necessaria una misura del genere? 
È bastata una pioggia,  una semplice frana ha fatto precipitare dei massi enormi che si sono riversati sul mio corpo, provocandomi anche un certo solletico: fino allo scorso anno cose del genere accadevano non raramente, ma l’Amministrazione Provinciale interveniva tempestivamente, e la mia vita continuava felice, come se niente fosse.
Io non ci ho capito molto, sta di fatto che deve essere accaduto qualcosa di molto strano, che non ho ben  compreso, forse perché non ho fatto studi giuridici e sociali, avendo frequentato solo istituti tecnici per geometri e studi d’ingegneria: insomma, per farla breve,  non hanno più soldi per farmi una delle solite ritoccatine di cui andavo orgogliosa. 
Mi dicono che la Provincia non esiste più, sembra che abbiano cambiato nome e forse anche altre cose: sta di fatto che, con buona pace di tutti, è stato deciso, e chissà ancora per quanto tempo, di chiudermi la bocca. 
“Per il momento la strada provinciale Di Giaglione rimane chiusa per la presenza di una frana “: che cosa diranno gli automobilisti, gli innamorati, i bambini, ora che non possono più attraversarmi? 
Forse, data l’età, desiderano mettermi una badante, una di quelle strade moderne dove tutti sfrecciano come pazzi, dimenticando però quei valori che sono stati da sempre la base per il mio successo.
Forse è meglio che non ci pensi a certe cose, altrimenti mi viene la depressione.
Sono fiduciosa nella riapertura: gli esseri umani non avrebbero mai dovuto farmi uno scherzo del genere.
La lettera finisce qui: chissà se la strada è stata rimessa a posto!
Anche io sono solidale con la strada provinciale in questione: che tristezza!
Ma c’è una cosa che possiamo fare: a costo di qualche sacrificio, dobbiamo mobilitarci e partecipare alla manifestazione nazionale di sabato 11 aprile a Roma a piazza Santi Apostoli. 
Ma di questo parlerò la prossima volta.


Massimo Cortese- Dipendente Provincia di Ancona

domenica 19 aprile 2015

L’EVANESCENZA DELLE AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI

Ieri, alle ore 16.30, ho avuto l’opportunità di partecipare ad una sessione di laurea di un Corso Giuridico della Facoltà di Giurisprudenza. 
Ad un certo punto un candidato, nel discutere la sua tesi sulla figura del Consulente Automobilistico, ha menzionato le Amministrazioni Provinciali: allora ho chiamato mia figlia, e le ho sussurrato: “Guarda, ascolta bene, si parla delle Amministrazioni Provinciali “ e ho aggiunto “si parla di me”. 
“Vedi, le Province sono importanti, nonostante tutto”: ma la mia gioia è durata poco, molto poco, perché il tale, dopo aver aggiunto la virgola alle Amministrazioni Provinciali, si è sfogato dicendo, spietatamente, “che in questo momento sono evanescenti”. 
In quel momento avrei desiderato alzarmi in piedi, e intervenire protestando, ma ho subito compreso che non era il caso di interrompere una pubblica manifestazione, quale è quella dell’esame di Laurea, e allora ho deciso che avrei rivolto la domanda di una tale situazione al candidato, non appena fosse stato possibile. 
Ho atteso pazientemente il mio turno, e ho allora chiesto al candidato la ragione delle Province evanescenti. 
Lui mi ha risposto, soffermandosi sul difficile momento storico, senza risorse e allo sbando , nel quale le Province sono sprofondate. 
Debbo però dire che la battuta del candidato corrisponde alla cruda verità: le Amministrazioni provinciali sono evanescenti, almeno in questa fase, caratterizzata da confusione ed incertezza. 
Un noto dizionario della lingua italiana dice che con il termine evanescente s’intende  il soggetto sempre meno individuabile, che si dilegua a poco a poco in modo tenue ed impercettibile o addirittura inconsistente. 
La situazione diventa particolarmente penosa se si esamina il significato di evanescenza, che corrisponde alla progressiva attenuazione, alla tendenza a divenire indistinto e inafferrabile, alla graduale perdita di consistenza visiva e sonora di qualcosa. 
Ed è esattamente quanto sta accadendo, nella realtà, perché a poco a poco la Provincia che abbiamo conosciuto sta cadendo a pezzi, è prossima alla scomparsa e, come è stato anticipato da una nota trasmissione televisiva, qualcuno ha pensato bene di  asciugarla, facendole mancare la linfa vitale. 
La Provincia sta scomparendo, e forse noi non ce ne rendiamo conto abbastanza, proprio a seguito della sorpresa. 
Ma c’è una cosa che possiamo fare: a costo di qualche sacrificio, dobbiamo mobilitarci e partecipare alla manifestazione nazionale di sabato 11 aprile a Roma a piazza Santi Apostoli. 
Ma di questo parlerò la prossima volta.

Massimo Cortese- Dipendente Provincia di Ancona

giovedì 16 aprile 2015

LA RISERVA INDIANA

Sono molte le sensazioni che ho provato alla Manifestazione Nazionale dell’11 aprile 2015 a piazza Santi Apostoli a Roma, alla quale hanno partecipato circa cinquemila dipendenti provinciali, provenienti da terre e contrade di tutto il Paese, ad eccezione delle Province di Trento e di Bolzano, che rimangono anche nella Costituzione, almeno per adesso.
Che cosa posso dire? Con l’incoscienza della persona preoccupata della propria Dignità e del Territorio che rappresenta, posso dire che è stato un incontro importante per noi e per il Paese, che ha una nuova fotografia della propria Storia.
Tuttavia, l’impressione che ho della manifestazione è che i dipendenti provinciali sono stati confinanti in una sorta di Riserva Indiana, con il massimo rispetto per gli Indiani, naturalmente. Alla manifestazione non vi erano politici, giornalisti di fama, persone importanti che avrebbero potuto esprimere la loro solidarietà a questo Esercito degli Invisibili, a questi Parassiti, a questi Fannulloni, che meriterebbero il licenziamento e altre amenità di questo genere, ad eccezione dei Dirigenti Sindacali e di quel tale con la penna in mano e il volto sofferente. Questo splendido isolamento denota l’emarginazione della questione da parte della  Politica, per la quale il problema non esiste neppure, in quanto effettivamente i Dipendenti Provinciali sono da qualche anno dei cittadini di serie B, contro di loro si può dire qualsiasi insulto.
Tuttavia, la Riserva Indiana creata ha un vantaggio enorme, quello della lingua.
In qualsiasi Provincia Italiana, infatti, a chi ci chiede che cosa succeda, ciascun Dipendente Provinciale vi risponderà alla stesso modo, con le medesime parole, esprimendo la medesima preoccupazione, magari con accenti diversi, con parole colorite diverse, ma la sostanza non cambia.
La Politica non si è accorta della Riserva Indiana di recente istituzione, chissà se Qualcuno della Società Civile riuscirà a captare qualcosa.
Secondo me, è una illusione la mia.
Comunque, posso sempre sbagliarmi.

                       Massimo Cortese

domenica 12 aprile 2015

UN MONDO DA SALVARE

Trovandoci in prossimità delle elezioni regionali del 31 maggio, è d’obbligo parlare di questa importante Istituzione, ma non nella direzione naturale.
Ebbene, recentemente, un ex presidente della mia regione, all'intervistatore che gli chiedeva che cosa desiderasse per i suoi nipoti,  diceva: “ Ormai sono nonno da dodici anni. 
Per i miei nipoti desidero un Paese con le opportunità e i diritti che io e le altre persone della mia generazione abbiamo incontrato”. 
Sono perfettamente d’accordo con lui, ma a me pare che le cose vadano in una direzione diversa. 
Penso allora a quella puntata di Tg 2 Dossier su una parte d’Italia scomparsa, o alla trasmissione “L’Italia del nostro scontento”, di cui parlo, anche se non ho qui con me il libro, nell’Ultimo Natale delle Province”, mentre mi viene in mente un personaggio dei fumetti degli Anni Settanta, tale Superciuk, che rubava ai poveri per dare ai ricchi. 
Vi prego, non facciamo nessuna allusione. 
E mi viene in mente quella canzone degli anni Settanta, in cui si diceva, “questa è casa mia, qui comando io”: io comprendo tutto, ma la Politica non può abbandonare i cittadini, spingerli alla miseria, perché da questa situazione scaturiranno solo illegalità e disvalori. La prova generale del Progetto, secondo me, è iniziata in modo quasi impercettibile, attaccando le Province, l’Ente più debole, in una grandissima operazione di bullismo politico. 
Oggi noi dipendenti ci troviamo messi male, ma dove sono andati quei politici, quei sociologi, quelle persone che hanno difeso il nostro Ente, perché qualcuno è ancora presente: verranno a Roma? O forse qualcuno penserà che, in fondo, si tratta di un manipolo di dipendenti provinciali, invece la Posta in gioco è molto alta.
Ma  c’è una  cosa che possiamo fare: a costo di qualche sacrificio, dobbiamo mobilitarci e partecipare alla manifestazione nazionale di sabato 11 aprile a Roma a piazza Santi Apostoli. 
Ma di questo parlerò la prossima volta.


Massimo Cortese- Dipendente Provincia di Ancona

mercoledì 8 aprile 2015

LA BESTIA DA CONCORSO



Ancona 31 ottobre 1988: al mattino sono andato a deporre dei fiori sulla tomba di mio padre, morto il 30 maggio dello stesso anno, giorno del suo e del mio compleanno. 
Mi trovo a casa di mia sorella, presso la quale ricevo la telefonata di mia madre. 
Mi informa che ha ricevuto una raccomandata della Provincia di Ancona, che mi notifica un concorso per il 22 novembre, alle ore 9.00. 
Informo la mamma che sapevo benissimo di avere il concorso della Provincia alle ore 14.30 per il posto di Segretario dell’istituto Nautico, non capisco cosa sia questa convocazione per le ore 9.00: peraltro, mia madre sostiene che la convocazione riguarda qualcos’altro.
Mi precipito a casa: mia madre ha ragione: la Provincia ha deciso di fare due concorsi il 22 novembre 1988: alle 9.00 si terrà la prova scritta per il posto di Istruttore direttivo presso l’Ufficio Caccia e Pesca, mentre alle ore 14.30 è prevista l’esame orale per il Segretario dell’Istituto Nautico. 
Essendo alla ricerca di un lavoro, e trovandomi pertanto nella condizione di disperato, molto simile all’attuale, decido che sosterrò i due concorsi nel giorno 22 novembre 1988. 
Alla prova scritta il tema è sulla legislazione delegata delle Province, problema attualissimo, in quanto dal ginepraio sul futuro della legislazione delegata dalle Regioni deriva il caos sui ventimila esuberi. 
Insomma, sembra che il mio concorso avesse una sorta di oscuro presagio nei confronti del futuro lavorativo mio e degli altri dipendenti provinciali. 
Sono preparatissimo sull’argomento, ricordo di aver presentato alla Commissione un unico  scritto di ben undici pagine, più che un trattato deve essersi trattato di uno sfogo, condizione per molti versi analoga ai miei scritti di questi giorni.
Dopo la consegna dell’elaborato, chiedo alla Commissione di poter mangiare un boccone, visto che al pomeriggio dovrò affrontare il concorso per il posto di segretario dell’Istituto Nautico. 
Nell’accordarmi il permesso per mangiare qualche biscotto, ad uno dei Componenti della Commissione scappa la seguente battuta, che può sembrare irritante e cordiale allo stesso tempo:
Ma lei è proprio una bestia da concorso”.
Il Commissario ha ragione, in effetti ero proprio disperato, lo sono anche adesso.
Ma  c’è una  cosa che possiamo fare: a costo di qualche sacrificio, dobbiamo mobilitarci e partecipare alla manifestazione nazionale di sabato 11 aprile a Roma a piazza Santi Apostoli. 
Ma di questo parlerò la prossima volta.

Massimo Cortese- Dipendente Provincia di Ancona