Ho imparato a leggere, scrivere e far di conto all’età di cinque anni, approfittando del fatto che mia sorella studiava per diventare maestra: lei sperimentava sul campo il desiderio d’insegnare ed io quello di apprendere. Riguardo alla prima lettura, non ricordo gran che, ma rammento che si trattava di un libro che aveva come protagonista l’asinello Bigio, un animaletto pacifico ma con della grandi orecchie: conseguentemente, in molti lo prendevano in giro e lo deridevano, e lui ci rimaneva male.
Come andò a finire la storia, non lo ricordo, neppure sono in grado di dire dove stia quella prima storia. Ecco, oggi voglio parlarvi dell’enorme importanza rivestita dalla lettura delle fiabe ai figli. Nella nostra società frenetica in cui tutti viviamo, si ha il più tempo e la voglia di raccontare le favole prima di mettere a letto i nostri bimbi, o forse identifichiamo in quest’antico gesto un qualcosa di superato, di vecchio, d’inutile addirittura? Recentemente, ha fatto scalpore un pronunciamento del Ministero dell’educazione britannico, secondo il quale, a seguito del fatto che i genitori non raccontano più le favole ai propri figli, questi cominciano a parlare più tardi. Ci sono dei bambini di cinque anni che, per via di questa privazione, comunicano come se avessero un anno e mezzo. E’ tutta colpa delle nuove tecnologie, di Internet e dei videogiochi. Col crescere dell’età, si teme che i bambini ai quali non vengono raccontate le fiabe possano andare incontro a seri problemi: per questa ragione, si è cercato subito di correre ai ripari, regalando pacchetti di libri o consentendo la vendita scontata di testi contenenti le favole di un tempo.
Sicuramente i genitori passano poco tempo con i propri figli: forse, se gli adulti ritengono passate di moda le storie fantastiche della loro infanzia, vuol dire che essi debbono ancora maturare.
Questo valga per tutti, a cominciare da me.
Anche per oggi il tempo è terminato.
Alla prossima
Massimo Cortese
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