martedì 9 marzo 2010

PER UN PUGNO DI LIBRI NON DEVE CHIUDERE

La trasmissione televisiva Per un pugno di libri mi ha sempre ricordato l’indimenticato programma TV Chissà lo sa, condotto dal mitico Febo Conti, che vedeva coinvolte due squadre formate da giovani adolescenti, che andava in onda il sabato pomeriggio. Dopo la tredicesima edizione, la RAI lo eliminò dal proprio palinsesto, ed anche Per un pugno di libri è giunto all’edizione numero tredici. Non c’è dubbio, l’Italia è cambiata da quel mercoledì 19 luglio del 1961, giorno in cui, per la prima volta, andava in onda Chissà chi lo sa. Le due squadre di quest’ultima trasmissione erano composte da alunni che frequentavano la medesima scuola, ed il premio consisteva in una fornitura di libri che andava alla biblioteca del plesso scolastico: è questa una analogia con Per un pugno di libri, dove appunto si vincono i medesimi oggetti e non certo somme in denaro. Si dice che Per un pugno di libri debba chiudere per ragioni legate all’Auditel, ma non ne sono troppo convinto, a meno che si voglia dire che la lettura e la scrittura siano superate: ce n’è tanto bisogno. Andate all’estero e vedete quanto si legge di più rispetto al nostro Paese. Dimenticavo: ai tempi di Chissà chi lo sa non esisteva l’Auditel , ma un Indice di Gradimento, che toccò l’84,7 (era altissimo). Le domande delle scuole partecipanti erano tantissime, e sembra che abbiano superato le ventimila unità. Eppure, dopo 13 edizioni, come è il caso di Per un pugno di libri, Chissà chi lo sa chiuse, e non ne ho mai ben compreso la ragione.
In Italia si legge poco, come ho già avuto modo di argomentare, ma se cancelliamo trasmissioni come Per un pugno di libri, la situazione non dovrebbe migliorare di molto.
Ultima osservazione: ad una trasmissione di Chissà chi lo sa venne ospitato un Premio Nobel per la letteratura: si chiamava Salvatore Quasimodo.
Non spegnete quelle fiammella, o meglio, quella trasmissione TV.
E’ proprio il caso di dire: Non è mai troppo tardi.

Massimo Cortese

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