Quando vi è una manifestazione sulle
Province, ed in particolare di noi dipendenti provinciali, successivamente alla
partecipazione, esprimo le mie riflessioni in uno scritto.
L’idea, nata con il
mio libro “L’ultimo Natale delle Province”, si traduce in tanti articoli che in
genere vengono pubblicati dal quotidiano online Vivere Ancona.
Nel numero del
1° aprile 2015, che molti hanno avuto la possibilità di leggere, in calce al
mio articolo “Cinquecento dipendenti provinciali presidiano il palazzo della
Regione”, il primo commento apparso è stato “Tutti a casa”.
Come ho avuto modo
di constatare, molte sono le persone che auspicano il licenziamento dei
dipendenti provinciali, perché la Provincia è stata identificata con il Regno
del male, da cui sbarazzarsi in fretta.
Dal momento che ho sempre condiviso il
detto napoleonico, secondo il quale “Non
è importante che si parli male di me, purchè se ne parli”, ho ringraziato
il commentatore del Tutti a casa, facendo altresì presente che la soluzione
auspicata era corrispondente alla realtà.
Eppure, la situazione del Tutti a casa, che si
identifica con quanto è accaduto immediatamente dopo l’armistizio dell’8
settembre 1943, mirabilmente portato sugli schermi con il noto film del
grandissimo Alberto Sordi, è per molti versi simile alla nostra vicenda.
Nel
1943 lo Stato si dileguò, abbandonando gli Italiani al loro destino, lasciando
che ciascuno si arrangiasse, nonostante che si era addirittura in una guerra
mondiale.
Anche noi lavoratori, che abbiamo sempre operato nel solco delle
Istituzioni, ci troviamo abbandonati al nostro destino, mentre i nostri
colleghi della Provincia di Vibo
Valentia non percepiscono lo stipendio da alcuni mesi.
Ma c’è una cosa che possiamo fare: a costo
di qualche sacrificio, dobbiamo mobilitarci e partecipare alla manifestazione
nazionale di sabato 11 aprile a Roma a piazza Santi Apostoli.
Ma di questo
parlerò la prossima volta.
Massimo
Cortese- Dipendente Provincia di Ancona
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